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Cosa hanno imparato le aziende grazie al lavoro agile

Ricerche condotte recentemente sulle reazioni dei manager ai cambiamenti apportati dallo Smart Working ci raccontano un mondo aziendale dinamico e reattivo: le maggiori aziende italiane, intervistate dal Foglio, raccontano la varietà di misure intraprese per sostenere un cambiamento della cultura aziendale e per supportare i lavoratori nelle loro esigenze di flessibilità e affermazione professionale.

Le aziende si stanno riorganizzando

Un sondaggio del 2021 condotto da PwC, società di consulenza internazionale, ha rilevato che l’83% dei dirigenti sostiene che ormai lo Smart Working sia diventato una soluzione permanente per le proprie organizzazioni. Il 55% dei manager ha dichiarato anche che il modello di lavoro post pandemia sarà basato su un mix tra lavoro in ufficio e da remoto.

Insomma, sembra ormai che le aziende abbiano preso atto del grande cambiamento avvenuto nel mondo del lavoro post Covid e stiano sviluppando delle strategie per adattare la propria organizzazione alle nuove esigenze dei lavoratori.

Parola ai manager: alcune esperienze a confronto

Il Foglio, quotidiano di diffusione nazionale, ha condotto una ricerca intervistando i manager di diverse grandi aziende con sede in Italia, da cui emergono tendenze nuove e soluzioni innovative per garantire la flessibilità ai lavoratori, senza creare disaffezione e allontanamento dai valori aziendali.

Alcuni degli intervistati hanno recentemente introdotto nelle proprie organizzazioni la settimana di quattro giorni: un nuovo patto con i lavoratori che ha previsto una diminuzione del monte ore, a parità di stipendio. Abbiamo parlato di questa misura, introdotta prima in via sperimentale in alcuni paesi e oggi sempre più diffusa, nell’articolo Settimana lavorativa di quattro giorni e uguaglianza di genere.

Il caso più eclatante in Italia è quello di Intesa San Paolo, uno dei più importanti istituti bancari del paese, che ha promosso questa riduzione dell’orario lavorativo come “un’evoluzione dello Smart Working”, finora con ottimi risultati.

Altri vertici aziendali hanno ridotto drasticamente i giorni di lavoro in ufficio, garantendo grande libertà ai lavoratori, ma anche all’azienda stessa; il lavoro da remoto, infatti, annullando le distanze geografiche, permette alle organizzazioni di attingere da un bacino di lavoratori potenzialmente globale.

Un altro vantaggio competitivo per le organizzazioni che fanno del lavoro ibrido la norma: gli uffici non devono più necessariamente essere ubicati nelle zone centrali delle città, ma possono spostarsi in luoghi dove i costi dell’affitto sono minori.

Non tutti i manager interpellati sono così entusiasti, però. Alcuni, per esempio, hanno espresso perplessità sulla perdita di centralità degli uffici. Soprattutto per attività che richiedono creatività e confronto, l’incontro in un luogo fisico è reputato essenziale.

Ma la risposta non può essere un’imposizione dall’alto di presenza in ufficio: lo stesso sondaggio di PwC ci racconta infatti che il 73% dei lavoratori in Europa desidera lavorare anche da remoto e non è più disposto a rinunciare a questa possibilità.

Per questo alcune delle aziende analizzate dal Foglio hanno reagito trasformando gli uffici in luoghi attrattivi e piacevoli per i dipendenti, per esempio creando spazi come palestre, giardini, piscine, biblioteche e sale relax o organizzando per i dipendenti corsi di yoga e meditazione.

È necessario un cambiamento della cultura aziendale

Le esperienze confrontate ci raccontano un mondo aziendale in tumulto, ma anche grande creatività nel reagire al cambiamento. Uno dei manager intervistati afferma che “il nuovo equilibrio, nelle grandi aziende, diverrà un processo inevitabile e proietterà i lavoratori in una nuova dimensione, al centro della quale vi sarà sempre di più una novità importante nella vita di un lavoratore: il tempo”.

Un cambiamento della cultura aziendale è già in atto, non resta che attendere il risultato sul lungo termine.

 

 

 

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