Il futuro è phygital
Phygital
Il termine “phygital” deriva dalla fusione delle parole “fisico” e “digitale”: indica la tendenza attuale di integrazione del mondo fisico con quello digitale ed è un altro modo per sintetizzare l’essenza del lavoro ibrido.
Quest’ultimo infatti presuppone una presenza alternata del lavoratore in ufficio e da remoto.
Perché l’alternarsi delle due modalità di lavoro sia efficace, il nuovo modello di organizzazione impone un ripensamento del ruolo degli spazi e della tecnologia.
Durante l’evento “Future of Work: tra Clicks&Bricks” organizzato dalla multinazionale Microsoft si è discusso precisamente di questi aspetti.
Dall’incontro è emerso, come sintetizzato da Luba Manolova, direttrice della Divisione Microsoft 365 & Cybersecurity, che sono sei le dimensioni su cui agire per disegnare un modello capace di integrare strumenti tecnologici e spazi fisici:
- Favorire l’empowerment dei lavoratori.
- Investire nello sviluppo e nella crescita delle persone.
- Guidare le persone a identificarsi nei valori aziendali e andare verso un obiettivo comune.
- Permettere ai collaboratori di focalizzarsi sul loro lavoro.
- Promuovere lo sviluppo delle relazioni tra le persone
- Favorire il benessere delle persone e il bilanciamento tra vita lavorativa e privata.
Ed è proprio mettendo le persone al centro del processo di cambiamento che si modificano gli uffici e le modalità di interazione tra colleghi.
Gli spazi e la tecnologia
In questo nuovo modello, le sedi di lavoro si trasformano in dei luoghi nuovi capaci di andare incontro alle mutate esigenze dei lavoratori.
Come ha rilevato Doxa, ente specializzato in ricerche di mercato, in un sondaggio condotto per l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, lo Smart Working viene prediletto per attività individuali di concentrazione e le chiamate, mentre l’ufficio si presta maggiormente per brainstorming, attività creative collettive e momenti di informalità tra colleghi; ecco che, quindi, gli spazi di lavoro devono diventare flessibili, modulabili in base alle necessità e muniti di luoghi per le pause e le interazioni.
Mariano CorsoResponsabile dell’Osservatorio Smart Working
Una tendenza delle grandi aziende è quella di mantenere un Headquarter all’interno dei cosiddetti Business District cittadini, delle sorte di vetrine, utilizzabili per gli incontri con i clienti e per gli eventi aziendali importanti, e parallelamente aprire delle sedi delocalizzate, iperconnesse e adatte al lavoro ibrido.
In questo mutato contesto, la tecnologia è chiaramente un fattore abilitante fondamentale per riuscire a lavorare efficacemente in modalità ibrida, ma anche per consolidare una cultura aziendale che considera le esigenze dei lavoratori come il motore propulsore del cambiamento. La cosiddetta “employee experience” si basa innanzitutto sulla facilità di reperimento delle informazioni e sulla sensazione di coinvolgimento: ci sono tanti aspetti di cui avere cura quando si pensa alle persone e la tecnologia rende più semplici alcuni passaggi. Ad esempio, permette di condividere facilmente comunicazioni, novità, eventi, ma anche di accedere facilmente ai dati utili per essere più produttivi al lavoro e di accedere al know-how aziendale.
La città policentrica
L’evoluzione degli spazi e l’efficacia del lavoro a distanza attraverso la tecnologia stanno trasformando anche le città, che con il fiorire di spazi di coworking, bar, biblioteche, hub stanno diventando sempre più policentriche e integrate. I business district perdono di centralità nella vita quotidiana dei lavoratori, a profitto di altre zone della città che vengono riqualificate e rese appetibili per spazi di lavoro condivisi e attività commerciali di prossimità.
Questa trasformazione si sposa molto bene con il modello di “città a 15 minuti”, già messo in atto a Parigi e ora implementato anche a Milano, secondo cui nel raggio di 15 minuti da casa propria i cittadini possano trovare tutti i servizi di cui hanno bisogno per la loro vita quotidiana.