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Le organizzazioni devono diventare “smart”

Le parole chiave che descrivono il cambio della cultura aziendale necessario sono: trasformazione digitale, valori condivisi e formazione di lavoratori e manager.

 

A tre anni dal primo confinamento, il lavoro ibrido è diventato la scelta preferita dai lavoratori, che cercano fiducia e flessibilità.

 

 

L’impennata dello Smart Working in pandemia

Nel 2019, in Italia, lo Smart Working era già in aumento: il 20% in più rispetto al 2018. Coloro che lavoravano da casa, in media, una volta alla settimana erano per il 58% nelle grandi imprese, il 12% nelle PMI e il 16% nella PA.

Come tutti sappiamo, con l’arrivo della pandemia, nel 2020, queste cifre hanno avuto un’impennata: nella fase acuta della pandemia il 97% delle grandi imprese, il 94% della PA e il 58% delle PMI hanno adottato lo smart working, per un totale di 6,58 milioni di lavoratori, un terzo dei lavoratori dipendenti in Italia.

Tale stravolgimento organizzativo ha messo in luce la necessità di ripensare il modo di lavorare e collaborare, così come l’impreparazione tecnologica di molte organizzazioni. Seppur adottato in una situazione drammatica ed emergenziale, lo Smart Working diffuso ha dimostrato che un altro modo è possibile; la sfida, a emergenza conclusa, è quella di trovare nuovi equilibri, costruire nuove competenze, definire nuove organizzazioni del lavoro.

La trasformazione del lavoro

Dal 2020 ad oggi importanti sforzi sono stati introdotti dalla maggior parte delle aziende e dalla PA per rendere le organizzazioni stesse “smart”, sia in termini di tecnologie utilizzate, sia per gli aspetti organizzativi del lavoro: è aumentata la dotazione di pc portatili, di hardware e di strumenti per poter accedere da remoto agli applicativi aziendali e, in parallelo, si sta lavorando per migliorare l’equilibrio tra le esigenze personali dei lavoratori e quelle aziendali.

La trasformazione in corso, iniziata in periodo pandemico - non senza difficoltà - sta contribuendo al miglioramento delle competenze digitali dei lavoratori, al ripensamento dei processi aziendali e al superamento dei pregiudizi e degli impedimenti burocratici nei confronti del lavoro agile, segnando una svolta epocale nell’organizzazione del lavoro.

Le organizzazioni devono diventare “smart”

Oggi, il 71% dei lavoratori italiani afferma di cercare la flessibilità.

Il benessere personale, l’etica e i valori aziendali, le condizioni di lavoro favorevoli sono diventati aspetti determinanti per la scelta di un posto di lavoro. La scelta ibrida, con alcuni giorni in ufficio e altri a casa, è quella preferita.

Nessuna organizzazione può permettersi di rimanere indietro: oltre al continuo miglioramento tecnologico, è necessario un vero e proprio cambio della cultura aziendale. Occorre investire sempre di più nella formazione dei lavoratori anche in termini di soft skill e dei manager nella loro capacità di coordinare il lavoro in gruppi, anche da remoto.

Il lavoro ibrido, se ben gestito, può diventare uno strumento concreto anche per ridurre il turn over delle aziende e organizzazioni: il lavoratore, riconoscente e soddisfatto per la fiducia accordatagli è così responsabilizzato e maggiormente coinvolto nei processi e nella cultura aziendali.

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