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Come combattere il “presenteismo” digitale

Sempre connessi, sempre reperibili. Dal mondo una serie di buone pratiche per combattere il presenteismo digitale, dalla Netiquette alle iniziative di Welfare.

Il “presenteismo”

Il termine “presenteismo” o “presenzialismo” indica la pratica opposta all’assenteismo: significa passare più tempo in ufficio di quanto previsto dal proprio orario di lavoro.
 
Di fatto, è la cultura che considera le ore di straordinario svolte un indicatore di performance positivo, nonostante i livelli di produttività ridotti o le conseguenze negative del lavoro fatto senza la dovuta concentrazione.
 
Questo comportamento è spesso motivato dalla paura di apparire poco impegnati o produttivi in un contesto lavorativo spesso competitivo, in cui lavorare tanto è ben visto, innanzitutto dai manager. L’ansia sfocia spesso nella pratica del “mostrarsi occupati”, anche quando non si ha nulla o poco da fare ed è controproducente non solo per il lavoratore, che raggiunge alti livelli di frustrazione, ma anche per l’Azienda e lo Stato.
 
Secondo una ricerca pubblicata su PubMed, piattaforma di contenuti di letteratura scientifica biomedica, il “presenteismo” costa al governo degli Stati Uniti 150 miliardi di dollari ogni anno: infatti, il lavoro svolto malgrado stanchezza o malattie, porta a un peggioramento complessivo delle condizioni di salute dei lavoratori, creando così un circolo vizioso per tutti.

Cosa cambia con lo Smart Working?

Con l’avvento della pandemia di Covid-19 e la diffusione massiccia del lavoro da remoto sembra essere cambiato poco in questa cultura.
 
Semplicemente, l’ansia di non performare abbastanza si è spostata sulle piattaforme digitali: da sempre in ufficio a lavoratori “sempre reperibili” e sempre connessi, a prescindere dall’orario.

D’altra parte, il diffondersi dello Smart Working, che vede nella flessibilità e nel lavoro per obiettivi gli strumenti per superare l’orario di lavoro tradizionale, i lavoratori stanno cominciando a cambiare mentalità, e con loro anche i manager.

La cultura della responsabilità e della fiducia stanno lentamente sradicando la cultura del presenteismo, ma perché il processo si compia del tutto è necessario implementare strumenti e buone pratiche adeguati ad una transizione che non può che essere graduale.
 

Buone pratiche e strumenti per superare il “presenteismo”

Di seguito alcune buone pratiche o strumenti dalle aziende nel Mondo che permettono di ottimizzare la produttività, combattendo il “presenteismo”.
 
  • L’utilizzo di un’unica Suite (Google, Office…), in cui tutti gli strumenti - dall’e-mail, alla messaggistica istantanea, al block notes - sono integrati in un unico spazio di condivisione permette un’interazione efficace tra i componenti di un team di lavoro ed evita la proliferazione di piattaforme diverse.

  • L’utilizzo di strumenti di comunicazione asincrona concede ai lavoratori il tempo di concentrarsi su compiti che richiedono ore consecutive di lavoro: l’uso della mail, al posto di sistemi di messaggistica istantanea, in alcuni casi può risultare più efficace, anche per scambi tra colleghi.

  • La personalizzazione delle notifiche e degli status (attivo, in riunione, in vacanza…) in base alla propria agenda di lavoro permette di evitare continue interruzioni o messaggi oltre l’orario lavorativo che creano ansia e non permettono di “staccare la testa” dal lavoro.

  • L’introduzione di iniziative di engagement e benessere per i lavoratori consentono alle aziende di promuovere un migliore equilibrio tra vita lavorativa e privata per i propri collaboratori, e di farsi promotrici di momenti di svago e interazione anche durante l’orario di lavoro.

 
Anche la Netiquette, approfondita nell’articolo “Guida alla Netiquette” sul sito, risulta uno strumento indispensabile per migliorare la comunicazione in Smart Working e superare la logica del presenteismo.
 
 
 

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