Introduzione
Nel panorama lavorativo contemporaneo, il lavoro da remoto si è trasformato da opzione marginale a componente centrale dell’organizzazione del lavoro. Questa transizione, accelerata da fattori globali ma ormai consolidata in molte realtà professionali, ha portato con sé benefici evidenti — come la flessibilità e l'autonomia — ma anche nuove sfide di natura cognitiva e psicologica.
Carlo Duò, psicologo del lavoro e delle organizzazioni, analizza in dettaglio come la digitalizzazione dell’ambiente lavorativo incida sui processi mentali, sulla gestione del tempo e sulla qualità delle relazioni, introducendo concetti chiave utili a comprendere e affrontare il cambiamento.
La consapevolezza situazionale nel lavoro digitale
Uno degli aspetti più trasformati dallo smart working è la situational awareness, ovvero la capacità di percepire e interpretare correttamente l’ambiente operativo.
La consapevolezza situazionale (o "Situational Awareness") è la capacità di percepire, comprendere e rispondere in tempo reale a ciò che accade intorno a noi, interpretando segnali del contesto e potenziali pericoli per prendere decisioni tempestive e informate.
La mancanza di riferimenti fisici condivisi e l’assenza di ritmi organizzativi esterni influiscono sulla percezione di spazio e tempo.
Duò propone due modelli esplicativi:
- Sindrome del maratoneta: lo smart-worker, come un maratoneta impegnato in una corsa molto lunga, può essere influenzato dall’illusione di avere tempo illimitato. Ciò lo porta alla procrastinazione o ad una gestione inefficiente delle attività.
- Complesso dell’astronauta: il lavoratore da remoto, invece, come appunto un astronauta in un ambiente lontano e limitato, percepisce le risorse come inaccessibili o insufficienti, rispetto al lavoro in presenza, sviluppando comportamenti disfunzionali e poco efficaci.
Euristiche e bias cognitivi: risorse e rischi
Duò prosegue l’analisi descrivendo come, in contesti complessi, per rendere più veloci i processi decisionali, il cervello si affida a scorciatoie cognitive o a schemi predefiniti, quali le euristiche ed i bias cognitivi. Sebbene utili in molti casi, questi meccanismi, nel contesto digitale, possono diventare controproducenti se applicati in modo inconsapevole. Hanno un’origine simile, ma presentano alcune differenze.
Le euristiche sono scorciatoie “comode” che portano a veloci conclusioni, ma possono portare a decisioni errate se applicate rigidamente. I bias cognitivi sono euristiche sostanzialmente inefficaci, ossia “pregiudizi” che non si generano su dati di realtà, e possono influenzare negativamente giudizi e relazioni.
Vediamo alcune:
FOMO (Fear of Missing Out): è la paura di perdere informazioni o opportunità online; è spesso causa di stress, ansia ed iperconnessione.
Effetto nello smart working: overthinking e paralisi organizzativa
FOBO (Fear of Better Options): il timore che esista sempre una scelta migliore, che porta a una paralisi decisionale.
Effetto nello smart working: allungamento del processo decisionale attraverso troppe call e troppe consultazioni.
JOMO (Joy of Missing Out): il piacere consapevole di disconnettersi, utile per il benessere digitale.
Effetto nello smart working: sensazione di benessere digitale, stimola la consapevolezza e il diritto alla disconnessione.
FOJI (Fear of Joining In): la difficoltà a partecipare a interazioni digitali, che può portare a isolamento, passività e mancanza di confronto.
Effetto nello smart working: esclusione “silenziosa”, partecipazione passiva nelle call, rinuncia al confronto.
Le nuove sindromi del lavoro ibrido
L’evoluzione digitale del lavoro e la mancanza di confini netti tra lavoro e vita privata ha dato origine a nuovi disturbi e condizioni psicologiche legate all’ambiente professionale virtuale:
Decision fatigue: la fatica mentale causata da un elevato numero di decisioni quotidiane , anche banali.
Digital presenteeism: il bisogno costante di dimostrare la propria attività online come valutazione della produttività lavorativa.
Comparison anxiety: l’ansia derivante dal confronto continuo con colleghi nei contesti digitali.
Doomscrolling: la tendenza a consumare in modo compulsivo notizie negative sul web con impatti significativi sull’umore.
Zoom dysmorphia: il disagio legato alla percezione alterata della propria immagine durante le videoconferenze
Strategie di autoregolazione: micro-azioni quotidiane per la salute cognitiva
Per Duò, affrontare queste sfide richiede una maggiore consapevolezza digitale. La sua proposta si basa su micro-azioni da adottare quotidianamente per:
riconoscere e correggere i meccanismi mentali che condizionano negativamente le nostre abitudini lavorative;
prevenire l’accumulo di stress emotivo e cognitivo;
ristabilire un equilibrio funzionale tra lavoro e vita personale, ed anche in contesti di lavoro ibrido .
Comprendere come funziona la nostra mente – conclude Duò – è il primo passo per promuovere uno smart working sostenibile, che metta al centro le persone e non solo le prestazioni.
#SmartWorking #BenessereDigitale #LavoroAgile #MentalHealth #DigitalMindfulness
Ultimo aggiornamento: 10-06-2025, 10:16