L’ambiente influisce sulle prestazioni lavorative?
A questa domanda risponde l’Università di Washington, con il supporto della psicologa sociale Sapna Cheryan, che ha promosso un’indagine per comprendere se esiste una correlazione tra un senso d’identità stabile e l’ambiente in cui si lavora.
Il fattore “appartenenza ambientale”
L’appartenenza ambientale è lo sviluppo di un senso di adeguatezza che si prova quando si svolgono svariate attività in un determinato spazio fisico. A partire da questa idea, l’Università di Washington ha rinnovato il proprio laboratorio di informatica decorandolo con varie opere d’arte e disponendo le sedie in modo tale da incoraggiare le persone a relazionarsi tra loro. Cinque anni dopo, la proporzione di donne laureate in informatica raggiunge il 32%, superando quella di tutte le altre Università pubbliche degli Stati Uniti.
Per aiutare le persone a lavorare in modo più efficace, un ambiente di lavoro non ha solo bisogno di segnali positivi, ma anche di segnali di appartenenza e di identità. Indizi tangibili, messaggi che ognuno di noi può posizionare con lo scopo di rafforzare la propria consapevolezza. Oggetti che esprimono il nostro entusiasmo, i nostri hobby o che ci ricordano i nostri risultati. Questi segnali, a volte, hanno l’obiettivo di informare gli altri su chi siamo o su chi vorremmo essere, anche se spesso sono rivolti a noi stessi.
I ricercatori dell’Università di Washington hanno esaminato gli ambienti in cui operavano diversi professionisti, dagli ingegneri agli agenti immobiliari sino ai direttori creativi. Grazie a questo sopralluogo hanno scoperto che un terzo dei segnali d’identità presenti erano visibili soltanto al loro proprietario. Questa percentuale è poi salita al 70% relativamente agli oggetti il cui scopo era quello di ricordare ai possessori stessi valori e obiettivi personali.
Ma perché abbiamo bisogno di vedere questi promemoria? Il nostro senso di autocoscienza può sembrare stabile e solido, ma in realtà è fluido e dipende molto da ciò che accade nel mondo esterno. Possiamo provare un senso instabilità, ad esempio, quando viaggiamo in un paese straniero; un ambiente poco familiare può infatti creare un senso di disorientamento.
Nella vita quotidiana cerchiamo di coltivare uno stabile senso d’identità per lavorare in modo efficace e gli oggetti personali attorno a noi ci aiutano a raggiungere questo obiettivo.
Spazi confortevoli = maggior fiducia
Quando le persone occupano spazi che considerano di propria appartenenza si sentono più fiduciose e capaci. Se si entra in uno spazio percepito come personale, infatti, si verificano una serie di cambiamenti psicologici e fisiologici. Questi effetti sono stati studiati per la prima volta nel contesto degli studi sul “vantaggio casalingo”, il fenomeno per cui gli atleti tendono a vincere di più quando si trovano nella propria struttura sportiva. Gli studi mostrano che, quando giocano in squadra, i giocatori (uomini e donne) sono più competitivi e manifestano livelli più alti di testosterone (un ormone associato al dominio sociale). Il vantaggio casalingo non si limita agli sport. I ricercatori hanno scoperto anche che le persone, quando occupano spazi che considerano di propria appartenenza, si sentono più fiduciose, efficienti, produttive e inclini a perseguire i propri interessi con energia.
Altri studi testimoniano la validità di questo approccio. Lo psicologo Benjamin Meagher dell’Hope College nel Michigan ritiene che il luogo in cui ci troviamo ci aiuta a pensare. La sua ricerca indica che i nostri processi mentali e percettivi operano in modo più efficace quando agiamo “in casa”. Meagher ipotizza che la mente funzioni meglio in quanto riceve degli “assist” dall’ambiente circostante che contiene informazioni utili e familiari. Per le organizzazioni, tenere in considerazione questi aspetti è fondamentale, soprattutto in contesti in cui si pratica l’hot desking, il sistema in cui il lavoratore non ha un suo spazio dedicato ma si posiziona nel primo disponibile quando arriva in ufficio.
L’ambiente di lavoro influisce sulle prestazioni?
L’appartenenza produce controllo. Un senso di controllo sull’ambiente di lavoro migliora le prestazioni. Gli psicologi Craig Knight e Alex Haslam hanno dimostrato quanto possa essere potente questo effetto. Con un esperimento, i due ricercatori hanno richiesto ad alcuni volontari l’esecuzione di alcuni compiti in quattro ambienti differenti: un ufficio spoglio, un ufficio arredato, un ufficio organizzato secondo le preferenze dei partecipanti e un ufficio in cui le preferenze erano state alterate senza il loro consenso.
Nell’ufficio minimalista i partecipanti hanno compiuto scarsi sforzi nell’eseguire i compiti assegnati, mentre hanno lavorato più intensamente e sono stati più produttivi nell’ufficio arredato. Il massimo dei risultati è stato raggiunto nell’ufficio organizzato secondo i propri gusti; i partecipanti hanno completato il 30% in più del lavoro rispetto all’ufficio spoglio.
Rivoluzionare gli spazi di lavoro
Tornando alla ricerca dell’Università di Washington, la scoperta più interessante riguarda gli ambienti open plan, che potrebbero non essere efficaci nel promuovere le interazioni creative. I ricercatori hanno utilizzato il “sociometro”, uno strumento per misurare le dinamiche di movimento fisico e le interazioni sociali tra colleghi; indossato al collo come un badge, il sociometro rileva dati su chi parla con chi, dove e per quanto tempo. I risultati dell’esperimento hanno dimostrato che negli uffici open plan le persone sono meno inclini ad avere conversazioni face to face rispetto agli ambienti di lavoro privati.
Gli anni di emergenza sanitaria hanno stravolto il modo in cui le persone utilizzano i propri spazi. Con la prospettiva della ripartenza le persone hanno l’occasione di migliorare i propri ambienti di lavoro, sia a casa che in ufficio. Inserire negli ambienti di lavoro alcuni segnali di appartenenza e di identità può garantire anche maggiore privacy, rivoluzionando il concetto di open plan e rendendo questi spazi luoghi più adatti a pensare e a relazionarsi con i propri colleghi.
L’obiettivo del Tavolo Spazi di Emilia-Romagna Smart Working è proprio quello di rivoluzionare gli spazi di lavoro, a partire dalla progettazione di spazi di co-working che tengano conto degli aspetti di safety e security e del rispetto della dimensione organizzativa e dell’esperienza dell’utente nell’ambiente, con l’obiettivo di far riscoprire e promuovere la condivisione e la collaborazione tra i lavoratori.